CENTRO SPORTIVO ITALIANO - COMITATO REGIONALE C.S.I. EMILIA ROMAGNA - APS

CSI e UISP Emilia-Romagna scrivono al Presidente Bonaccini

Il presidente CSI Emilia Romagna Raffaele Candini e il presidente UISP Emilia Romagna Mauro Rozzi in una lettera indirizzata al presidente Bonaccini commentano il nuovo DPCM e l'attuale situazione degli Enti di promozione sportiva

 

Gentilissimo Presidente Bonaccini,

saltiamo - per amore di brevità e per non abusare della sua attenzione - il preambolo sulla valenza sociale e aggregativa dello sport, nonché la sua valenza in termini di prevenzione di spesa sanitaria: sappiamo che la condivide in toto, a partire dalla sua scelta di mantenere la delega fin dal primo giorno della sua presidenza. Siamo consapevoli anche di tutti gli sforzi significativi e dei provvedimenti a favore del mondo sportivo che la Regione Emilia-Romagna ha messo in campo in questi mesi. L'emergenza che anche il nostro settore si trova a dover affrontare è potenzialmente letale. Al di là della cronica frammentazione nella rappresentanza, al di là del grande ruolo del volontariato, per cui la voce del mondo dello sport non riesce a farsi sentire con la forza e l'evidenza mediatica che hanno altri segmenti della società, siamo a comunicarle che senza decisioni forti, immediate, condivise, dovrà cominciare - al di là delle conseguenze della sedentarietà sulla salute di giovani e meno giovani - la conta dei nuovi disoccupati. Parliamo di addetti delle società sportive, istruttori, allenatori, uffici dei comitati territoriali degli eps, personale in servizio negli impianti sportivi (fra l'altro spesso e volentieri inquadrati con forme di lavoro precario e temporaneo). Una conta che fa rabbrividire e che ci sentiamo di quantificare come alcune migliaia di dipendenti e collaboratori.

Nell'ultimo Dpcm sono state introdotte ulteriori limitazioni al mondo dello sport, i cui campionati ed eventi sono sostanzialmente fermi da inizio marzo. Con una possibile ripartenza delle competizioni degli sport di squadra nei primi mesi del 2021 e avendo sposato la linea del rigore, del rispetto delle regole e della responsabilità sociale, i nostri comitati saranno fra i pochi ad aver completato un anno solare intero senza avere fatto attività istituzionale. Non è quindi possibile - visto il fermo attività - dimostrare una responsabilità di questo settore nella ripresa di forza della "seconda ondata" di contagi.

Se una responsabilità dello sport fosse acclarata nella diffusione dei contagi, saremmo i primi con coscienza ad auto limitarci ulteriormente. E infatti, già da prima del Dpcm del 24 ottobre, abbiamo scelto volontariamente di continuare a stare fermi con eventi e campionati. Ma non potrà essere per sempre e soprattutto non potrà continuare con queste norme nazionali poco chiare, senza riferimenti specifici, scarsamente concordate con le regioni e poco controllate.

Per questo chiediamo per suo tramite di attivarsi con il Governo, il Ministero della Salute e con il Cts per portare a conoscenza dell'opinione pubblica i dati reali dei contagi causati dalla attività sportiva, almeno fino ai giorni in cui il contact tracing ancora funzionava. Noi della caccia alle streghe verso podisti, ciclisti e sportivi avvenuta in marzo e aprile non ci siamo dimenticati. Crediamo che quella esperienza, insieme a quella di oggi, ci debba insegnare che le misure devono essere efficaci, verificabili, appropriate ed eque, per funzionare. Se i dati epidemiologici evidenziassero una residualità dei contagi in impianti sportivi scolastici, palestre e piscine ci pare del tutto evidente che anche le norme andrebbero rilette e potenzialmente revisionate. Però partiamo dalla lettura dei dati epidemiologici del Governo, altrimenti ogni provvedimento preso alla cieca oltre a non recare beneficio sanitario, recherà solo conseguenze negative in campo sociale ed economico.

Come revisionare questo Dpcm? Al di là di fughe in avanti di soggetti sportivi che hanno cercato di forzare le maglie del testo, vicende su cui non vogliamo entrare, che non ci hanno visti protagonisti e su cui speriamo vigilino le autorità competenti, sono tanti i punti sui quali l'impianto potrebbe essere rivisitato. A partire dal fare chiarezza fra fonti e competenze. L'ultima differenza di interpretazione sugli allenamenti individuali all'aperto è stata esempio della necessità di un maggiore coordinamento fra diversi organi dello stato competenti per materia. A nostro parere dovrebbe essere definita con maggiore chiarezza (eventualmente restringendo, per tutti o per nessuno) la possibilità di allenarsi in funzione a manifestazioni o eventi nazionali.

Le chiederemmo anche di attivarsi nuovamente con il Governo e con i ministri competenti per concordare e potenziare le misure di ristoro previste per il settore sportivo, a partire dalla riapertura dei termini e dei criteri di accesso nonché del rifinanziamento del bando di contributi a fondo perduto per le società sportive, ampliando il novero della platea interessata anche a BAS, EPS, SSD ecc. Le società sportive, prima di chiedere sovvenzioni, aiuti e assistenza chiedono comunque almeno un quadro normativo stabile, chiaro e condiviso: per questo rimaniamo a disposizione, con la collaborazione dei livelli regionali e territoriali, al fine di confrontarci su possibili interventi e misure a favore del settore sportivo, ivi compresi associazioni, società sportive e gestori di impianti.